Brutalismo in Italia: architettura nella purezza dei materiali e delle forme
Nato nel dopoguerra nel Regno Unito, il movimento brutalista è stato inizialmente accolto con scetticismo, ma ha guadagnato un nuovo apprezzamento negli ultimi dieci anni, catturando l’immaginazione di nuovi designer ispirati dall’interazione tra forme geometriche sorprendenti e materie prime a vista. Sono rappresentati. Dalla Gran Bretagna, il movimento si diffuse in Europa, Sud-Est asiatico e Africa, riunendo varie varianti influenzate dallo status culturale e socioeconomico di ciascuna regione. In questo saggio esploriamo le caratteristiche distintive del contributo italiano al movimento brutalista, esaminando lo stile dalla loro prospettiva. Roberto Conte E Stefano Perego. Entrambi i fotografi hanno pubblicato un saggio fotografico sull’argomento in forma di libro.Italia brutale: architettura concreta dalle Alpi al Mediterraneo”.
Costruire come immagine
Negli anni del dopoguerra, l’Europa cercò una nuova identità, basata meno sull’entusiasmo e sulla dipendenza dall’innovazione tecnologica, e sulla sfida al ruolo dell’architettura nella società. Il cambiamento ideologico ha cercato di affrontare il panorama di distruzione che ha seguito due guerre mondiali consecutive, allontanando l’architettura dalla politica e tentando di assumere un ruolo socialmente più consapevole. Gli edifici funzionali dovevano essere ridotti al minimo con materiali o decorazioni, favorendo materiali a vista e forme semplici.
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Pur mantenendo questa etica, gli architetti brutalisti non abbandonarono il loro “dovere di progettare”, secondo le parole del critico di architettura Rainer Banham. Quando apparve per la prima volta, l’architettura che ne risultò fu spesso definita “antiartistica” o “antiestetica”, poiché rifiutava l’estetica convenzionale dell’epoca, ma aveva una dinamica diversa, una sorta di qualità astratta. L’oggetto architettonico, realizzato nella sua interezza, diventa un’immagine capace di creare emozione nello spettatore.
Come lo chiama Rainer Banham nel suo influente saggio del 1955, separa il brutalismo da altre varianti dell’architettura moderna, o “il suo je-m’ en-foutisme, la sua ostinazione”.La nuova brutalità‘. All’interno del più ampio movimento brutalista europeo, l’Italia ha creato un proprio capitolo unico, intrecciando il rigore funzionale del brutalismo con le influenze culturali del paese, ammorbidendo in qualche modo il tono delle sue controparti europee.
Struttura, funzione, forma e sostanza
Una delle caratteristiche principali del brutalismo è che si sforza di essere “creato da ciò che sembra essere”. Sebbene questo uso onesto dei materiali fosse qualcosa di apprezzato da molti architetti dell’epoca, i primi edifici modernisti coprivano i loro materiali strutturali con intonaco o vetro brevettato. In termini di brutalismo, cemento, acciaio e mattoni sono quanto più esposti possibile.
I progetti sperimentali nei primi decenni del dopoguerra sfidarono forme e strutture possibili. In Italia, Ingegnere Sergio Museci Ha sperimentato volte, membrane di cemento a guscio sottile e strutture minime progettate per accogliere le forze e le tensioni a cui devono resistere. Senza l’ausilio dei computer, sono stati testati nuovi tipi di strutture utilizzando vari modelli. Simile a Free Otto, Musmeci ha utilizzato soluzioni di sapone e glicerina spalmate su telai metallici per comprendere la geometria della tensione e dello stress, e microcemento per creare provini su larga scala. Tra le poche strutture costruite c’è il Ponte Musmeci, il cui interno è formato da una membrana di cemento armato, spessa circa 40 centimetri, che curva su e giù e sostiene la parte superiore del ponte in strutture a forma di dita. Al di sotto c’è un percorso ondulato continuo.
Coloro che non prendono rischi sono follower o ripetitori. Se vogliono entrare in un nuovo campo devono affrontare l’ignoto. – Sergio Museveni
Luoghi sacri gettati nel cemento
Forse è la capacità di modellare la geometria per creare emozioni che conferisce all’architettura brutalista le caratteristiche degli spazi sacri. La Chiesa cattolica in Italia negli anni Cinquanta Cominciò ad adottare un nuovo linguaggio architettonico del modernismo Cercando di ristabilire la sua rilevanza nel mondo moderno. Il brutalismo è particolarmente adatto a creare spazi ponderati e coinvolgenti con risorse minime. Strutture come la Chiesa di Gesù Redentore a Torino, progettata dagli architetti Nicola Mozzo, Leonardo Mozzo e Livio Norsi, illustrano come materiali semplici come mattoni e cemento possano creare spazi impressionanti utilizzando la luce naturale e volumi ben proporzionati. Passion., adatto al servizio religioso.
Altre strutture brutaliste, come il Tempio Nazionale di Maria, Madre e Regina progettato da Antonio Guacci e Sergio Musemci, incorporano il simbolismo nella loro geometria strutturale. Il principio modulare dell’edificio alto 40 metri utilizza il triangolo come simbolo della Trinità, mentre la disposizione dei blocchi forma una grande M per rappresentare Maria. L’architettura del mausoleo è un altro genere che incorpora il pensiero, offrendo ancora più libertà espressiva. In Italia ne sono esempi l’ampliamento del mausoleo di Leonardo Ricci a Jesi e l’ampliamento monumentale del mausoleo di Luigi Chiapparella a Pusto Arcizio.
Un’esplorazione del brutalismo italiano di Roberto Conte e Stefano Perego culmina in un saggio fotografico pubblicato su FUEL Design “Italia brutale: architettura concreta dalle Alpi al Mediterraneo”. I due fotografi hanno già esplorato argomenti simili, incluso un libro sulle variazioni del brutalismo asiatico.Asia sovietica: architettura modernista sovietica in Asia centrale”. Altri studi sulle forme brutaliste localizzate includono The Modernist Architectural Legacy in Tanzania, Concrete Architecture in the Beersheba Desert e ArchDaily’s Guide to Modernist and Brutalist Buildings to See in Paris, France.
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