Aprile 19, 2024

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Kobe è stato arrestato in Messico per aver gestito una rete di truffe telefoniche

Kobe è stato arrestato in Messico per aver gestito una rete di truffe telefoniche

Un gruppo di diversi stranieri, tra cui un cubano, è stato arrestato questa settimana a Città del Messico, la capitale azteca, con l’accusa di aver frodato centinaia di persone mentre gestiva una rete di “call center” destinata a estorcere gli utenti.

Secondo il modus operandi diffuso dai media locali in questo Paese, le persone hanno stabilito debiti attraverso applicazioni di telefonia mobile, ma sono stati in grado di scoprirli “grazie al lavoro di intelligence della polizia elettronica e del Segretariato per la sicurezza dei cittadini”, secondo quanto riportato pubblicato. IL metà Quartiere Juárez.

Da parte sua, il quotidiano Excelsior ha fornito maggiori dettagli sul caso, che ha coinvolto quattro persone di origine cinese, una cubana e due messicane, tutte di età inferiore ai 30 anni. Il gruppo è stato arrestato a seguito di tre perquisizioni effettuate dalle autorità in due edifici adibiti a call center.

“Questo è Yang “N”, Yanyi “N”, Chao Yang “N”, Yulu “N”, Gabriel “N”, Carlos Alan “N”, Alberto Jesús “N”, 25, 24, 25 e 30 anni, Rispettivamente 26, 28 e 30. I primi due si sono svolti al quarto piano dell’edificio identificato come 15 Versales Avenue, Juarez District, Cuauhtémoc Mayor’s Office”, il suddetto punto vendita.

Cubano nelle truffe telefoniche in Messico

Dopo aver indagato sulla scena, gli agenti hanno trovato e confiscato 14 permessi temporanei allo stato di Guerrero; Tre fatture composte. Sono stati congelati 100 telefoni cellulari, 25 teche di vetro e quattro carte bancarie.

Nello specifico, il cubano è stato trovato in possesso di cinque carte di concessionaria di automobili di Città del Messico, cinque passaporti blu con la scritta “The Only Way to Love What You Do” e tre fatture di veicoli intestate a persone diverse.

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Ora l’immigrato del Paese caraibico è stato messo a disposizione del pubblico ministero corrispondente, che consoliderà il fascicolo dell’inchiesta e determinerà il suo status giuridico in questo Paese.

Tra le accuse a suo carico vi è il fatto che “l’operazione di persone che hanno effettuato chiamate e messaggi di incasso, e che, per chiedere il pagamento a presunti debitori, sono ricorse anche a metodi di intimidazione, abusi psicologici e minacce, che vanno da telefonate e messaggi continui, a diffamazione sui social network”.