Aprile 25, 2024

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Vivaldi ha trionfato al suo debutto lirico a Palau

Vivaldi ha trionfato al suo debutto lirico a Palau

Con la prima locale de “Il Tamerlano” o “Bajazet” RV 703 (1735) di Antonio Vivaldi, Il ciclo dell’Opera di Palau inizia a saldare il grande debito storico che la città di Barcellona ha nei confronti del compositore venezianoartista operistico di prim’ordine, il suo lavoro teatrale è praticamente sconosciuto nella capitale catalana. Delle quasi cento opere scritte da Vivaldi, questa non è esattamente la più rappresentativa della sua produzione., perché è un “pasticcio”, poiché tutte le sue arie provengono dagli altri successi operistici dell’autore – “El Giustino”, “Semiramide” o “Farnace” – e, soprattutto, da molti altri compositori che in quei tempi trionfavano in il genere come Giacomelli o Hasse o Broschi. Comunque, L’opera offre uno sguardo distintivo al genio teatrale di Vivaldian che incorpora nuova musica nella meravigliosa trilogia “Sinfonia” all’inizio.così come in tutti i recitativi che compongono la trama posta da un libretto di Agostino Piovene (l’originale delle prime opere di Gasparini) che forniscono la necessaria unità drammatica.

Il lavoro è arrivato molto bene a Palau; Dopo averla portata in studio di registrazione nel 2020, il Maestro e clavicembalista Ottavio Danton, guidato dall’Accademia Bizantina – composta da venti virtuosi strumentisti – l’ha portata da allora in varie tournée. Dantone si entusiasmò del “pasticcio” e offrì, per Tamerlano, l’aria “Cruda Sorte, avverso fato” da “Nitocri regina d’Egitto” di Giacomelli, piuttosto che l’omonima aria vivaldiana da “L’Adelaide”. Scena finale del secondo atto (quartetto) dell’opera “Farnace”, sempre di Vivaldi, come con il coro di chiusura e le arie da “Orlando furioso”, “La Candace” e “Arsilda regina di Ponto” che includevano.

Gli artisti hanno cercato di dare ai movimenti un certo senso di drammaticità. Ariana Venditelli è affascinata dal nome Idaspe, con una linea lirica molto precisa, una buona agilità e un fraseggio pieno di sentimento, abbagliante in “Anche il mar” da “Semiramide” dello stesso Vivaldi. Sophie Rennert (Irene) ha brillato di luce propria con una splendida interpretazione della roboante “Qual guerriero in campo armato” di Riccardo Broschi – fratello di Farinelli -, brano che conclude il primo atto; Al noto mezzo si deve anche la celebre “Sposa, son disprezzata”, originale della Merope di Giacomelli.

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Marina Di Lisso ha scosso la parte di Andronico e Filippo Menecchia ha interpretato Tamerlano senza grossi problemi, nonostante l’incoerenza del basso.. L’Asteria di Delphine Gallo era irregolare nei recitativi, che erano migliori nelle melodie: il suo canto è virtuosistico. Infine, Bruno Tadea (Bagazzet) padroneggia la sua agilità, anche se la sua voce vaga, con dizione e basso incomprensibili, non convince del tutto.