Aprile 27, 2024

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Un gruppo di donne sfida Mussolini con un pallone al piede in Italia – Diario El Ciudadano y La Region

Un gruppo di donne sfida Mussolini con un pallone al piede in Italia – Diario El Ciudadano y La Region


Foto per gentile concessione: Editoriale Altamarea.

Inviato Speciale di El Ciudadano in Australia e Nuova Zelanda

Nel 1933, durante il regime fascista, un gruppo di ragazze e amiche iniziò a giocare a calcio a Milano. L’11 giugno dello stesso anno Marco Gianni, accademico esperto di calcio, registra la prima partita di calcio femminile in Italia. Australia/Nuova Zelanda vs Argentina nell’esordio della Coppa del Mondo.

La domenica 11 giugno 1933Lui Gruppo milanese di Calchiatrici Ha giocato la sua prima partita ufficiale allo Stadio Fabio Filci di Milano indossando una maglia a righe bianconere della Juventus. GS Ambrosiano da una parte, GS Cinzano dall’altra. Quest’ultima è stata vinta davanti a oltre 1.000 persone da un gol di Mina Bolzoni.

Quello che era iniziato come un hobby si è trasformato in un gruppo coeso di 50 giocatori che si allenano ogni settimana. Il gruppo di ragazze di età compresa tra i 15 ei 20 anni si chiamava “Gruppo Calciatrisi Milanese” e per il semplice fatto che erano ragazze, giocare a calcio in un paese governato dal fascismo non era facile per loro.

L’estate dell’anno precedente, 1932, vicino a Livorno, un gruppo di donne milanesi era in vacanza e suonava per la prima volta un po’ di basso sulla spiaggia. Quando sono tornati, hanno deciso di formare una squadra. Da Milano la passione si è diffusa in varie parti d’Italia.

Hanno affrontato non solo le critiche dei media dell’epoca, ma anche gli ostacoli delle autorità. Con tutto contro, iniziarono a scrivere il primo capitolo del calcio femminile italiano.

A causa dell’ambiente sociale e politico, hanno dovuto rivendicare diversi riconoscimenti. In quel tour, si sono imbattuti in pensieri buoni e cattivi. Inizialmente ottennero il benestare del capo del Comitato Olimpico Italiano e magnate dello sport Leandro Arbinati. Ma pochi mesi dopo l’approvazione, il comando del comitato passò nelle mani di Asil Stares, allora segretario del Partito Nazionale Fascista.

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In attesa che la decisione venisse ribaltata, annunciano ai giornali della regione la nascita della squadra. Alcuni si sono rifiutati di discutere la questione, segnalandola ai propri lettori e descrivendo l’evento come “uno spettacolo da baraccone”. I cartoni animati li chiamavano “maschiaccio” o “ragazze avventurose in cerca di marito”.

La lettera con la richiesta è finalmente arrivata a Roma, e ha incontrato nuovamente Arbinati, che ha concesso l’autorizzazione, purché si giocasse a porte chiuse. Arbinati aveva già sostenuto la diffusione del nuoto femminile, un precedente che servì al gruppo.

Non solo c’era l’obbligo di non guardare, i giocatori dovevano richiedere un certificato medico a Nicola Pende, direttore dell’Istituto di Biotipologia e Ortogenesi Individuale di Genova. Calze al ginocchio, magliette, gonne nere erano l’abbigliamento che si presentavano per non far arrabbiare il regime. Potevano giocare solo per 8 mesi e poi furono banditi.

Per ricreare la storia

Federica Seneghini, giornalista delle “Corrie della Sera” in Italia, si è occupata di recuperare la storia e pubblicarla. In conversazione con Fan “Durante il regime fascista le donne erano considerate soprattutto le mogli e le madri dei futuri soldati dell’Impero Fascista. Lo sport faceva bene perché modellava il fisico di quelle donne, ma senza mai perdere di vista l’obiettivo che un giorno sarebbero state le madri dei figli dell’Impero.

“Il calcio non era uno sport utile al regime perché non era una disciplina olimpica: meglio di quelle praticate dalle donne alle Olimpiadi del 1936. Un’Olimpiade che l’Italia avrebbe dovuto vincere contro la Germania di Hitler”.Lui continuò.

Giornalista, autore del libro “Giovinette”. Le calciatrici che sfidarono il Duce”, ha detto che “grazie al diario di Marta Baccarini, una delle giocatrici, sappiamo molto sui giovani”.

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“Marco Gianni ha recuperato le pagine del diario attraverso la famiglia delle sorelle Bogalini. Grazie a questi documenti abbiamo potuto ricostruire la storia della prima squadra di calcio femminile italiana.

Il 12 giugno 2021 una via di Fargo Sempione è stata intitolata alla squadra sportiva in una cerimonia alla presenza del sindaco di Milano Giuseppe Sala e dell’ex calciatrice Ilaria Baschi.