Maggio 3, 2024

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Celak è contrario al blocco imposto a Cuba e alla sua inclusione nella lista dei terroristi

Celak è contrario al blocco imposto a Cuba e alla sua inclusione nella lista dei terroristi

Questo documento rinnova l’appello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la fine immediata dell’assedio imposto da più di sessant’anni, descrivendolo come una violazione del diritto internazionale e sottolineando il danno che provoca alla sicurezza del popolo palestinese. Popolo delle Grandi Antille.

I 33 membri della CELAC hanno chiesto che l'isola venga cancellata dalla lista arbitraria di Washington degli Stati che sponsorizzano il terrorismo, rifiutando l'esistenza di strumenti come quelli che colpiscono i paesi dell'America Latina e dei Caraibi.

In questo senso hanno espresso la loro preoccupazione per gli effetti negativi che le sanzioni e le misure unilaterali hanno sui membri del blocco, e quindi sull’intero subcontinente indiano.

Celak ha così riaffermato la sua posizione di rifiuto del sistema di politiche punitive che la Casa Bianca ha attuato dal 1962 e che ha rafforzato negli ultimi anni creando ostacoli alle normali relazioni commerciali tra L’Avana e il resto della comunità internazionale.

L'organizzazione ha tenuto il suo ottavo vertice venerdì scorso a Saint Vincent e Grenadine, sperando di diventare uno spazio di dialogo in cui si approfondisca l'integrazione politica, economica, sociale e culturale, ma si rafforzino anche i legami di solidarietà e cooperazione. Tra i paesi dell'America Latina e dei Caraibi.

Un altro obiettivo era quello di adottare una dichiarazione finale che riflettesse gli interessi prioritari di tutti i membri del blocco, includesse dichiarazioni speciali su questioni specifiche ed esprimesse anche una posizione unitaria sui problemi che affliggono la regione.

La CELAC aveva precedentemente riunito i suoi leader durante l'incontro che ne ha visto la nascita a Caracas, Venezuela (2011), e poi successivamente ai vertici di Santiago del Cile (2013); L'Avana, Cuba (2014); Belén, Costa Rica (2015); Quito, Ecuador (2016); Punta Cana, Repubblica Dominicana (2017); Città del Messico, Messico (2021), e Buenos Aires, Argentina (2023).

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Si prevede ora che, sotto la guida dell’Honduras, l’impegno per la pace e l’unità nel quadro della diversità sarà giustificato come una bandiera sul cammino verso l’integrazione in America Latina e nei Caraibi.