Aprile 26, 2024

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“Trovo fastidioso lo spazio ristretto per la satira e la provocazione”: Jesús Silva Herzog Marquez |  video

“Trovo fastidioso lo spazio ristretto per la satira e la provocazione”: Jesús Silva Herzog Marquez | video

nel 2005 Jesus Silva Herzog Marquez Ha iniziato a raccogliere i suoi articoli sull’arte e la cultura sotto il nome Cammina e guarda. I primi due titoli circolarono sotto l’etichetta, ormai defunta, El Equilibrista. Il terzo giorno di questa saga appare sotto sigillo il Toro.

In questa nuova raccolta di testi, l’autore rende conto ancora una volta dell’importanza dell’arte come strumento di modernizzazione e di ampliamento degli orizzonti, ai fini del suo lavoro accademico e di analista politico. Scrivere di musica RosaliaPoesia Anna CarsonCinema Alejandro González Iñárritu o Offerte Marina Abramovic“Ci dà indizi per pensare in modo diverso e per non inghiottire il culto della politica che caratterizza il nostro tempo”, spiega Silva Herzog Marquez riferendosi a questo tipo di blogging di gusti e hobby.

Cammina e guarda È già diventata un’epopea di simpatie e antipatie artistiche, giusto?

Ci sono più gusti, in generale è una raccolta di cose per cui si è grati e di cui si gode.

Penso che questo libro lo mostri soprattutto come un uomo curioso.

Mi piace questo aggettivo perché penso che ci sia grinta per condividere nuove scoperte e parlare di cose senza nessuna pretesa.

Quando parla della musica di Rosalía, esce da uno stato di conforto, che di solito è negli affari politici.

Penso che entrambe le cose provengano in qualche modo dallo stesso impulso: identificare l’impatto dell’evento, con la consapevolezza che l’evento potrebbe essere un libro, un discorso, una legge o una mostra. La pratica della critica consiste nell’esaminare le ragioni per avvicinarsi e trovare un avvicinamento o un’avversione a queste manifestazioni. Nello scrivere non c’è tanto da esprimere quello che si pensa, che si tratti di politica o di musica, quanto piuttosto di cercare quello che si pensa. Almeno nel mio caso, mi rendo conto di cosa sto pensando quando lo metto al setaccio della scrittura.

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In questo tipo di saggio, rivela alcuni tratti caratteriali, ad esempio, quando ne scrive Freddoil film di Alejandro González Iñárritu, spiega che la paternità è ciò che ha attirato maggiormente la sua attenzione nel film.

Sì, nonostante provi a non farlo, c’è qualcosa di più personale. Un uomo appare di più quando rivela i suoi gusti che quando affronta la politica. Penso che ci siano punti per fare una silhouette personale.

Sei ansioso di non farlo?

Sì, non mi interessa, non lo trovo interessante. Nella tradizione del saggio più che nel mondo accademico, c’è una strana frase uno contro uno. Nel mio caso sono più incline a esplorare le cause del mondo per me che a esprimere la mia vita.

Dalla prima consegna di Cammina e guarda Pubblicato nell’editoriale El Equilibrista, fin qui c’è un impulso di cultura. Come vedi questo polso ora?

C’è un flusso di continuità, nel mondo della cultura troviamo un flusso che porta l’acqua da dietro e si rinnova. I disordini sono una sorta di conferma delle cause di questa reazione in un pittore o artista. Il cambiamento che vedo e che mi sembra inquietante, è nel più piccolo spazio che esiste oggi per la satira e la provocazione. Mi turba la tendenza ad escludere, escludere o abolire coloro che ricoprono posizioni contrarie a quelle che sembrano giuste, e che quindici o vent’anni fa non si vedevano. Ora vestiti da progressisti cercano di eliminare tutto ciò che non li fa sentire al sicuro dalla conversazione.

Al predominio della cultura che lo fa presentare come vittima della grande personalità del nostro tempo. Non si rivendicano tanto i diritti quanto la ragione e in questo senso sono le credenziali più convincenti per entrare nello spazio pubblico. Oggi, come sempre, abbiamo bisogno di una discussione, e questo significa che siamo considerati persone pensanti che non si rompono se ci dicono una parola offensiva.

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I discorsi artistici vanno di pari passo con il discorso politico della società latinoamericana?

C’è una continuità o un dialogo tra le espressioni della cultura e del potere. È molto importante affermare che la cultura sostiene le proprie cause e che nient’altro è inteso come subordinato alle cause politiche. L’arte deve difendere il suo sistema di base. Mi sembra che la sfiducia di Octavio Paz nei confronti dell’aperta politicizzazione della letteratura per evitare che diventi propaganda.

Cosa aggiunge un film o un libro alla tua analisi politica?

Lo trovo rinfrescante, mi permette di prendere le distanze da ciò che abbiamo davanti. Chi di noi commenta la politica ci aiuta a non respirare una boccata d’aria fresca. Prendere le distanze e vedere cosa può raccontarci un film, un brano musicale, un’installazione o una performance, ci dà spunti per pensare diversamente e non fagocitare il culto della politica che caratterizza la nostra epoca. Il pensiero immaginativo della cultura mette le cose al loro posto.

Questo pensiero immaginativo è più importante della politica?

Può essere più importante nella dimensione personale e intima. Le nostre vite sono armate di queste connessioni. La musica che ci piace, il cibo e l’antipatia per certe espressioni ci definiscono di più e in modo più profondo rispetto alla persona o al partito per cui votiamo. Detto questo, la gravità della politica può fare la differenza tra sopravvivere o meno, in un Paese come il nostro il dramma politico è innegabile.