sabato, Novembre 2, 2024

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Papa: Non possiamo abituarci agli incidenti e alle morti sul lavoro

Francisco incontra l’ANMIL, associazione che riunisce amputati e persone con disabilità sul lavoro, e torna a parlare della necessità di garantire la sicurezza. L’aumento degli infortuni «si verifica quando il lavoro viene disumanizzato», quando l’obiettivo esclusivo diventa la produttività. Il Sommo Pontefice mette in guardia dal fenomeno del lavaggio di coscienza: “La vita non è in vendita per nessun motivo, soprattutto se è povera, instabile e fragile. Siamo esseri umani, non macchine”.

Antonella Palermo – Città del Vaticano

“La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo: ci rendiamo conto della sua importanza solo quando fallisce catastroficamente, ed è sempre troppo tardi!”

Aveva già toccato l’argomento rispondendo alla domanda di un giornalista a bordo dell’aereo diretto in Mongolia, poche ore dopo l’incidente di Brandiso, vicino Torino, in cui hanno perso la vita cinque operai travolti da un treno. Francisco aveva ripetuto in quell’occasione che il lavoratore era sacro e che queste tragedie, disgrazie e ingiustizie avvenivano sempre per mancanza di cure. Oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, davanti a circa trecento soci dell’Associazione nazionale lavoratori con disabilità professionali (ANMIL), che festeggia il suo ottantesimo anniversario, è tornato sull’argomento, ricordando esplicitamente quei lavoratori “uccisi in treno mentre lavoro.”

In un discorso che approfondisce le dinamiche del dramma sindacale, chiede che vengano rispettati gli standard e che la responsabilità nei confronti dei lavoratori sia considerata una priorità.


Il Papa riceve in Vaticano i membri dell’Associazione nazionale disabili e lavoratori disabili (ANMIL)

Ogni conflitto armato porta con sé orde di amputati

Il discorso di Papa Francesco prende spunto dal ricordo del tempo della Seconda Guerra Mondiale – l’associazione ANMIL è stata fondata infatti nel 1943 – spingendolo subito ad aggiornare il suo pensiero riportandolo alle “tragiche conseguenze della follia”. Questa è la guerra”, e le sue conseguenze si ripercuotono sulla popolazione civile. “Ogni conflitto armato porta con sé legioni di amputati, anche oggi”, dice il Pontefice.

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“Una volta finito il conflitto, le macerie restano anche nei corpi e nei cuori, e la pace va ricostruita giorno dopo giorno, anno dopo anno, tutelando e valorizzando la vita e la sua dignità, a partire dai gruppi più ‘vulnerabili e svantaggiati’. “.

Francisco saluta uno per uno i membri dell'ANMIL

Francisco saluta uno per uno i membri dell’ANMIL

Riconoscere la piena dignità dello sfigurato

Le parole del Papa proseguono poi con la parola “grazie” ripetuta più volte, accompagnata dall’invito a non dimenticare i diritti delle persone con disabilità, soprattutto delle donne e dei giovani:

Grazie innanzitutto per quanto continuate a fare per tutelare e rappresentare le vittime degli infortuni sul lavoro, le vedove e gli orfani. Grazie per aver messo in luce il tema della sicurezza sul lavoro, dove ancora si verificano tanti morti e disgrazie. Vi ringraziamo per le iniziative che state promuovendo per migliorare la legislazione civile relativa agli infortuni sul lavoro e alla riabilitazione delle persone con disabilità. Si tratta, infatti, non solo di garantire un’adeguata assistenza e sicurezza sociale a chi presenta forme di disabilità, ma anche di offrire nuove opportunità a persone che possono reintegrarsi e la cui dignità richiede il pieno riconoscimento. Infine, grazie per il vostro lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle politiche di prevenzione degli incidenti e di sicurezza, soprattutto a beneficio delle donne e dei giovani.“.

Nonostante la tecnologia, gli incidenti non si fermano

Pur lamentando che purtroppo le tragedie e i drammi sul posto di lavoro non si fermano, nonostante la tecnologia di cui disponiamo per promuovere luoghi e tempi sicuri, Papa Francesco ammette: “A volte sembra di ascoltare un bollettino di guerra”.

“Ciò accade quando il lavoro viene disumanizzato, e invece di essere lo strumento attraverso il quale l’uomo realizza se stesso mettendosi a disposizione della società, diventa una corsa rabbiosa al profitto. Le tragedie iniziano quando lo scopo non è più l’uomo, ma la produttività. L’uomo diventa una macchina di produzione”..

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La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo

Il Papa definisce l’educazione un ambito cruciale per cercare di prevenire gli infortuni sul lavoro:

“Amici, i compiti educativi e formativi che vi attendono restano cruciali, sia per i lavoratori che per i datori di lavoro, nonché all’interno della società. La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo: ci rendiamo conto della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, e questo è essenziale.” Sempre troppo tardi!”

Oltre il culto del mercato

Poi la citazione della parabola del Buon Samaritano e l’invito, espresso ancora una volta dal Papa, a non alimentare l’indifferenza:

“Nel mondo del lavoro, a volte accade proprio così: si va avanti, come se nulla fosse successo, arrendendosi al culto del mercato. Ma non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro, né soccombere all’indifferenza nei loro confronti. Noi “Non possiamo accettare lo spreco di vite umane. Morti e feriti sono tragici impoverimenti sociali che colpiscono tutti, non solo le aziende o le famiglie coinvolte. Non dobbiamo mai stancarci di imparare e reimparare l’arte di prenderci cura, in nome della comune umanità. La sicurezza non è solo “garantita da una buona legislazione che deve essere applicata, ma anche dalla capacità di vivere come fratelli e sorelle sul posto di lavoro”.

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L’umanità è un “luogo di culto” e il corpo non è un rifiuto

Il Sommo Pontefice prosegue il suo discorso con una riflessione spirituale ancora più mirabile, citando le parole di san Paolo, dove l’Apostolo parla del corpo come tempio dello Spirito Santo. Se è così, significa, come nota il Papa, che «prendendoci cura delle loro debolezze, rendiamo grazie a Dio». L’umanità è un “luogo di culto” e la cura è l’atteggiamento con cui cooperiamo all’opera del Creatore stesso.

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“In nome di un maggiore profitto non si può esigere orari di lavoro troppo lunghi, ridurre la concentrazione o considerare le richieste di assicurazione o di garanzia come spese inutili e perdita di profitti”.

Lui com.carewwashing Oppure lavarsi la coscienza

Nell’ultima parte del suo discorso, il Papa fa riferimento anche a quello che chiama il fenomeno del “lavaggio delle cure”, che considera “brutto”. Sono tutti comportamenti di imprenditori o legislatori che, invece di investire nella sicurezza, “preferiscono lavarsi la coscienza con qualche buona azione”.

“E così mettono la loro immagine pubblica al primo posto, e si fanno benefattori nella cultura o nello sport, e nelle opere di bene, mettendo a disposizione opere d’arte o edifici di culto, ma senza badare al fatto che, come dice il grande Padre Dottore della la Chiesa insegna: «La gloria di Dio è l’uomo, il vivente» (sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4, 20, 7). La responsabilità nei confronti dei lavoratori è di fondamentale importanza: la vita non può essere barattata per nessun motivo. A maggior ragione se è “povero, instabile e fragile. Siamo esseri umani, non macchine, persone uniche, non pezzi di ricambio. Spesso alcuni lavoratori vengono trattati come pezzi di ricambio”.

Dopo aver affidato a San Giuseppe il patrono dei lavoratori, degli amputati e dei disabili, il Papa ha concluso il suo discorso sottolineando che «ogni persona è un dono per la società e che la mutilazione o l’invalidità di una persona ferisce l’intero tessuto sociale».

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